La chiesa dei Ss. Pietro e Paolo di Osteno si trova in posizione rialzata su un dosso che domina il paese a lago. La chiesa è attestata già nel XIII secolo, come una cartella comprova, riferendoci che i capi della Comunità avevano diritto, per preminenza, ad una sedia speciale in chiesa e come questo fatto fosse causa di litigi. Il 16 maggio 1437 la chiesa di San Pietro si staccò ufficialmente dalla Pieve di Porlezza e divenne chiesa parrocchiale, con giurisdizione su Claino, Righeggia e Barclaino. Per via di questo evento, con ogni probabilità, iniziarono i lavori di riedificazione della chiesa. La chiesa era forse in origine a croce latina. Una serie di archetti in cotto sotto grondale, ancora visibili lungo le pareti laterali esterni, attesta una fase gotica, simile a quella della chiesa dei Ss. Mamete e Agapito a San Mamete in Valsolda. Al Quattrocento risale l’opera artistica più celebre della chiesa: la statua della Madonna col in Bambino dello scultore Andrea Bregno da Righeggia, maestro di scultura di Michelangelo a Roma. La Madonna col Bambino si trova nella cappella terminale della navata sinistra. Bregno, di ritorno da Ferrara e in procinto di partire per Roma, probabilmente tornò brevemente 1464 a Osteno per realizzare anche il tabernacolo a muro in pietra scura che si trova nel presbiterio. Inizialmente lo realizzò per il battistero, ma oggi è collocato a sinistra nel presbiterio. Fra il 1501 e il 1505 Albertino Comanedi da Osteno, già affermato architetto nel bresciano e in Trentino, iniziò i lavori di costruzione della nuova facciata, che è identica a quella della chiesa di Santo Stefano a Condino, in Trentino, progetta dallo stesso nel 1495. La chiesa divenne un grandioso edificio a tre navate, assetto ancora oggi conservatosi. La chiesa presenta un alto ed imponente campanile, prescritto dai dettami delle visite pastorali di San Carlo a fine Cinquecento, ma ultimato soltanto nel 1630. Il 2 agosto 1510 la chiesa venne consacrata da Galeazzo d’Orta, vescovo di Tiberiade, delegato del cardinale di Milano Ippolito I d’Este, e dal cardinale vescovo di Pavia. Nel 1530, per volere dei notai Francesco e Giovanni Muttoni di Righeggia, venne costruita la cappella di Sant’Antonio da Padova e decorata a stucco nel Seicento, che fu consacrata già nel 1567. Gli stucchi di questa cappella sono attribuiti a Giovanni Battista Barberini da Laino, che li realizzò nel 1664, insieme alle quattro grandi statue di Sant’Agata e Santa Apollonia, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Lucia, trasformate nel corso dell’Ottocento in Carità e Vigilanza, camuffandone gli attributi tipici. Al Barberini sono forse ascrivibili anche gli stucchi coevi della cappella di San Carlo. Nel 1732 Giovanni Battista Bianchi eresse a sue spese l’altare dedicato alla Santissima Vergine Addolorata, detto della Pietà, terzo a sinistra. Dato che fu un artista attivo a Schönbrunn, gli stucchi sono a lui attribuiti.
Ai lati del presbiterio si trovano due grandi affreschi realizzati da Domenico Quaglio da Laino del 1743 con il Martirio di San Pietro sulla parete sinistra del presbiterio e il Martirio di San Paolo sulla parete destra. La cappella del Crocifisso, è caratterizzata da tele riferibili a Federico Ferrario, artista attivo alla fine del XVIII secolo: L’Incoronazione di Spine e L’orazione nel Getsemani con Angelo della Fede sarebbero infatti del periodo 1789-90, tra i lavori più tardi dell’artista. Questi due quadri sono finiti a Osteno forse per via del contatto del Ferrario con il suo maestro Carlo Innocenzo Carloni a suo tempo, ma più probabilmente acquistati dal parroco Stefano Sormani nel corso dell’Ottocento. In controfacciata si trova l’organo Alchisio, realizzato negli anni ’60 dell’Ottocento. L’altare maggiore è probabilmente dello stesso periodo, dato l’assetto tipicamente ottocentesco che lo caratterizza.
Degna di menzione è la cappella terminale destra, per via della decorazione pittorica che la caratterizza: fu realizzata da Giovanni Battista Pozzo di Valsolda, attivo anche a Roma. Dipinse alcune opere che, vista l’influenza romana, che si devono probabilmente a uno dei suoi soggiorni di ritorno in patria dalla Città Eterna. Ascrivibile a Giovanni Battista Pozzo è anche il Giudizio Universale sulla parete nord della chiesa dei Ss. Pietro e Paolo a Osteno, rivisitazione semplificata di quella di Michelangelo nella Cappella Sistina. A Osteno Giovanni Battista Pozzo dipinse anche la volta del presbiterio con le sedici figure poligonali, in una sorta di ragnatela formata dalla decorazione a stucco. Ogni figura reca in mano un simbolo della Passione di Cristo, esaltandone il sacrificio e la fondazione della chiesa attraverso Pietro, uno dei patroni della parrocchiale di Osteno. Le figure recano in mano la croce, la corona di spine, la scritta I.N.R.I., la lancia, il flagello, i chiodi, le frecce, il secchiello del fiele, Il palo, le tenaglie, i dadi, le vesti, la colonna, il sudario, il gallo di San Pietro. Le figure richiamano Raffaello e sono simili a quelle Giovanni Battista Pozzo dipinse Santa Maria Maggiore e alla chiesa del Gesù a Roma.