
La chiesa parrocchiale dei Ss. Giacomo e Fedele si trova nel cuore del borgo di Carlazzo che si raccoglie sulle pendici del Pidaggia, sul sedime di quello che doveva essere un fortilizio, dal quale derivai nome del Paese (“castellazzo”). Ciò spiegherebbe anche il fatto che il campanile è tuttora staccato dalla chiesa, posto più in alto su uno sperone di roccia, originariamente usato come torre di osservazione. La chiesa esternamente si presenta oggi come frutto di una pesante ristrutturazione ottocentesca, ultimo di una serie di rifacimenti a partire dall’antica fondazione, forse più vecchia del 1626, data che si trova apposta sul fianco destro dell’edificio. L’interno è a navata unica, scandito da alcune cappelle che rappresentano le tracce più antiche d’arte e storia presenti in chiesa. La prima cappella a sinistra presenta una tela con San Giovanni Battista risalente al 1648 incorniciata da un sontuoso altare a timpano spezzato a volute in marmo nero di Varenna con colonne in rosso di Arzo. Davanti al paliotto si trova il fonte battesimale, con ogni probabilità un’aggiunta posticcia in sostituzione della nicchia solitamente a sinistra dopo l’ingresso. La seconda cappella a sinistra è dedicata alla Madonna del Carmelo, rappresentata da una statua della Vergine col Bambino settecentesca posta nella nicchia dell’altare a marmi misti, tipici anch’essi del XVIII secolo. Sul paliotto si trova un prezioso medaglione marmoreo bianco che rappresenta un’insolita Madonna del Carmelo con il Bambino ma senza velo che appare a San Simone Stock e gli dona lo scapolare, sventolandoglielo quasi sulla faccia. La prima cappella a destra è dedicata alla Crocifissione e risale alla fine del XVII secolo, ma è stata pesantemente rimaneggiata. L’estradosso della cappella è sormontato da una coppia di putti che reggono uno scudo con il Velo della Veronica, un tipico simbolo della Passione di Cristo diffuso nel XVII secolo. La seconda cappella di destra è la più moderna della chiesa, frutto della grande diffusione di inizio Novecento del culto del Sacro Cuore di Gesù, fortemente promosso da papa Leone XIII. La statua del Sacro Cuore di Gesù coeva all’altare, in marmi policromi. Il paliotto presenta i simboli vescovili e papali, mentre le balaustre di tutte le cappelle fin qui citate sono anch’esse di stampo moderno. Fra le cappelle su entrambi i lati si aprono due nicchie per i confessionali lignei barocchi, ognuna con una bella vetrata artistica moderna: a sinistra la Madonna del Carmelo che protegge la chiesa di Carlazzo e L’apparizione della Madonna di Lourdes, a destra l’Annunciazione. Ai lati del presbiterio si pare il transetto, oggi usato per i fedeli ma la cui funzione originaria era quella di ospitare il coro o i membri della confraternita. Il transetto sinistro ospita una tela settecentesca con l’Assunzione piuttosto ridipinta; nel transetto destro c’è un affresco murario strappato da un’abitazione e donato dalle sorelle Manzoni di Carlazzo nel 1979 alla parrocchia. Questo affresco, risalente probabilmente al XV secolo, è contornato da una cornice con due girali laterali floreali a sostengo di una finta trabeazione sommitale e rappresenta La Madonna col Bambino con i Ss. Bernardo e Sebastiano, questi ultimi invocati rispettivamente per un buon raccolto e a protezione dalle malattie. L’altare maggiore risale alle fine del Settecento e fu realizzato in marmi misti policromi, che culminano nel tempietto sommitale molto in voga a quel tempo per l’adorazione delle quarant’ore e del Sacro Ostensorio, oggi principalmente usato per l’adorazione del Crocifisso argenteo. Il paliotto ricamato d’altar maggiore è più tardo, risalente al XIX secolo, con tre medaglioni ricamati con l’Ultima Cena al centro, copia del celeberrimo affresco leonardesco del refettorio del convento di Santa Maria Maggiore a Milano, posto fra gli ovali con i Ss. Giorgio e Stefano, i patroni delle chiese di Gottro, frazione di Carlazzo, che dipende dalla parrocchia dei Ss. Giacomo e Fedele anche da un punto di vista ecclesiastico. Le due tele che si trovano sulla parete di fondo della chiesa, dietro all’altare maggiore, sono forse le più pregevoli della chiesa. Esse furono dipinte da Pietro Pozzo Vignora da Puria, in Valsolda, e rappresentano i due Santi Patroni della chiesa, Giacomo e Fedele, risalenti alla prima metà del Seicento e fortemente influenzate dagli schemi tardo manieristici di Morazzone e in parte risentono delle novità della Controriforma della scuola dei Procaccini e del Cerano a Milano. Più tarda è la tela che si trova sul lunettone absidale con la Trinità, forse risalente al Settecento. Ai lati di questa tela sono affrescati il Re d’Israele Davide e il profeta Isaia, anch’essi con iscrizioni tratti da passi biblici che li riguardano. Nell’affresco di Re Davide si trova anche un’iscrizione che ci racconta del committente, Battista Castelli, che fece dipingere l’affresco per volere di un legato paterno. In controfacciata si trova l’organo moderno con cantoria lignea.