CHIESA PREPOSITURALE DI SAN VITTORE A PORLEZZA
La chiesa prepositurale di San Vittore Porlezza è la più antica del decanato. L’origine di questa capopieve risale al V secolo dopo Cristo, quando si hanno notizie di una plebana in cui risiedeva un presbitero e a cui si associa con la costruzione un battistero e un’area sacra di sepoltura cinta da mura.
Nel VI secolo a capo della plebana prepositurale si trovava l’arciprete che ne era titolare e veniva nominato dal popolo in concorso con il clero, con il compito di sovrintendere la comunità, amministrare i beni della Pieve, raccogliere le decime.
Durante l’VIII secolo il presbitero e i chierici vivevano di vita comune presso la plebana o matrice di Porlezza, a cui poi si affiliarono le altre chiese. Ciò si protrasse almeno fino al XIII secolo.
A Porlezza il presbitero divenne noto con il nome di prevosto, distinto dal titolo di arciprete di rito romano.
Nel XII secolo fu interamente ricostruita per la prima volta la chiesa prepositurale e plebana, cancellando le tracce della chiesa paleocristiana e l’arciprete venne nominato prevosto.
Nel 1428 Giacomo Maggi di Porlezza fece dipingere a sue spese la Madonna col Bambino su una spalla di porta della plebana, oggi ancora visibile sulla parete fra le seconda e terza cappella di destra, di ambito seregnese. Questa corrispondeva alla vecchia abside della chiesa.
Dopo le visite dei borromei e l’adattamento della chiesa ai dettami del Concilio di Trento, la chiesa assunse le forme attuali per iniziativa del parroco Pocobelli, eletto nel 1634, che ne promosse grandi lavori di ricostruzione.
Fra il 1650 e il 1670, con l’aiuto delle più ricche famiglie di Porlezza, si eresse il resto della nuova cappella. Parteciparono con generose elargizioni la famiglia Bonanomi per la cappellania di S. Pietro e la famiglia Adriani per la cappellania di S. Adriano. I lavori finirono nel 1678 e la chiesa presentava, come ancora oggi, tre cappelle per lato.
La prima cappella di sinistra, dedicata al Crocifisso presente come statua lignea sull’ancora, fu decorata nel XVIII secolo con Storie della Passione di Cristo da Giulio Quaglio da Laino, che decorò anche le pareti e la volta della cappella di rimpetto, dedicata San Maurizio, patrono di una celebre chiesa porlezzese rimasta sepolta per secoli sotto una frana alle pendici del monte Galbiga.
La seconda cappella di sinistra presenta un altare in marmi misti dedicato alla Madonna del Rosario donato dalla famiglia Bolza di Loveno.
La terza cappella di sinistra è dedicata San Carlo e fu affrescata da Giovanni Battista Pozzo, con storie del Santo che svolgono sul territorio. La tela con San Carlo Orante è opera di Pietro Pozzo Vignola di Puria.
Interessantissimo è il tabernacolo quattro-cinqucentesco che presenta l’Ecce Homo e il paliotto in scagliola, realizzato dalla mano di un intelvese, forse un Solari di Verna, che realizzò anche il paliotto della cappella di San Maurizio negli anni ’40 del Settecento.
Nel 1736 lo scultore Giacomo Maria Muttone o Muttoni di Porlezza realizzò le statue in stucco dei Ss. Ambrogio e Carlo poste presso le lesene del presbiterio e forse a lui è ascrivibile l’arco trionfale. Il presbiterio presenta un ricchissimo altare maggiore ligneo a tempietto con colonne tortili e statue dei Ss. e Trinità, in seguito dorate, eseguito nel 1684 da Giuseppe Gaffuri di Como.
Nel 1692 Giovanni Battista Pozzo da Loggio in Valsolda affrescò il coro della chiesa con la Gloria di San Vittore, la Fustigazione di San Vittore, e San Vittore imprigionato. Sopra il cornicione, Giovanni Battista Pozzi dipinse Il ritrovamento del corpo del Santo e il Tormento col piombo fuso, L’incoronazione della Vergine e San Vittore al cospetto dell’Imperatore Massimiano. L’opera, interrotta dalla morte del pittore, fu ripresa dai figlii Giovanni Battista junior e Carlo Antonino Pozzo. Furono loro a decorare la volta del presbiterio con l’Incoronazione della Vergine e la Gloria di San Vittore, contornati da Profeti, Santi ed Evangelisti e quadrature di Carlo Antonino Pozzo.
Nel 1682 fu eretto l’Oratorio di San Giovanni Battista a lato della parrocchiale per volontà del cardinale e arcivescovo di Milano Federico Visconti, riutilizzando il vecchio abside della chiesa plebana, ormai smembrata dalla costruzione della nuova parrocchiale di San Vittore, riorientata verso Est. Vi restano gli affreschi del XIV secolo della plebana e l’altare. Il cardinal Visconti raccomandò che venmisse completato il campanile, privo di cella campanaria dal 1609.
Fra gli ultimi interventi, si annovera il progetto di inizio Ottocento di Pietro Gilardoni da Puria, che dotò la chiesa di una facciata neoclassica scandita da quattro imponenti semicolonne e decorazione a bugnato, che riprese anche nel suo progetto di rimaneggiamento del campanile.
Fra il 1866 e il 1876 fu dipinta la volta della chiesa da Giovanni Valtorta con le Glorie e i sei Profeti nelle vele laterali. La decorazione in stile secondo impero fu dipinta dal porlezzino Giacomo Medici. Egli decorò nel 1876 gli archi del battistero con volute e lunette.