S. Martino in Castello di Valsolda

In epoca longobarda probabilmente sorgeva qui una chiesa paleocristiana dedicata a San Giovanni Battista, che era un santo molto venerato dai longobardi. Nel IX secolo, sotto la dominazione franca, cambiò la dedicazione della chiesa di Castello, che divenne chiesa di San Martino, in questo caso un santo a cui erano devoti i Franchi, poiché fu vescovo di Tours. Posta all’inizio del borgo fortificato dominato da un castello a cui deve il nome, la chiesa era originariamente orientata verso il sol nascente, per poi essere riorientata alla fine del XVI secolo, per motivi di semplice comodità nell’entrare. La chiesa, a navata unica, presenta un campanile slanciato con un coro di 5 campane in Fa#3 fuse dalla ditta Angelo Bianchi e figli di Varese nel 1923.

La facciata è di stile semplice, con un portale cinquecentesco, sopra il quale è inserita una formella a rilievo, resto della lapide dell’antico Castrum Albigosii (il castello di Albogasio) del castellano Stefano Confalonieri con testa di bove, stemma dei Bossi di cui erano parenti in Confalonieri. Al centro, si trova l’effige di una pecora con zampe incrociate con mitria, croce astile e gonfalone incrociato, stemma parlante dei Confalonieri. 

All’interno ci sono diverse opere egli artisti valsoldesi della famiglia Pozzo, presenti in tutte le chiese del territorio. I quattro fratelli Pozzo, detti “Belée” da Puria (Antonio, Francesco, Giovan Pietro e Marco Antonio) dipinsero le pareti del presbiterio della chiesa con i Dodici Apostoli, Angeli, le Storie di San Martino, le Storie della Passione, il Cristo in Gloria e lo sfondamento illusionistico della volta con finte architetture fra il 1590 e il 1600. Sul voltino che introducono al presbiterio, i fratelli Pozzo dipinsero i Quattro Dottori della chiesa Occidentale e l’Assunzione della Vergine. Gli affreschi del coro furono realizzati per volere della Confraternita del Santissimo Rosario. Probabilmente la ditta Pozzo decorò anche tutti i voltini delle cappelle laterali. Il solo Marco Antonio Pozzo affrescò nel 1590 la cappella della Madonna del Rosario, su commissione della confraternita omonima. Ad un altro ramo dei Pozzo, quello dei Vignora di Puria, appartengono le tele delle cappelle laterali centrali: Pietro Pozzo dipinse la tela della Decollazione del Battista e delle Tre Sante Caterina d’Alessandria, Apollonia e Lucia intorno al 1630. Il battistero, nella prima nicchia a sinistra, fu realizzato nel 1619 e affrescato da Giovanni Domenico Pozzo da Puria, con il Battesimo di Cristo e il cielo stellato, nel 1639. L’ultima cappella a destra presenta invece una tela dell’artista veneto Maganza, che la dipinse verso il 1615 per volere di un abitante emigrato e che fece spedire al proprio paese natale. Pietro Pozzo Vignola dipinse La Vergine col Bambino e Santi Carlo e Ambrogio posta nella prima cappella a destra. Una statua lignea del 1745 rappresentante San Carlo Borromeo arricchisce la cappella.

Ma il grande capolavoro della chiesa, per la quale è nota oggi come “cappella sistina lombarda”, è la sontuosa volta affrescata dal pittore Paolo Pagani (1655-1716), originario proprio di Castello ma attivo nei territori mitteleuropei. Dopo soggiorni artistici in Boemia, Polonia e Moravia, Paolo Pagani si ritirò in patria e divenne decano della Confraternita del paese. A sue spese e per sua devozione nel 1697 dipinse la volta della chiesa con l’Assunzione di Maria al centro della composizione e un percorso di ebrei e pagani ai lati nel spiccano temi come la Predicazione del Battista, Santi, Telamoni, le Il Giudizio delle Tre Sante. I volumi dei corpi sono rappresentati in modo robusto e la composizione sembra sfumare fra cupole monocrome illusionistiche dipinte, che mettono in risalto i vivaci colori della composizione generale. Le figure furono dipinte direttamente sull’intonaco, creando un effetto unico, senza l’aiuto di disegni preparatori. 

Nella zona del cornicione che scandisce in due parti la sezione verticale di tutto l’interno della chiesa, ci sono decorazioni a stucco che si possono assegnare ad una bottega valsoldese, forse i Visetti o i Ceroni. 

L’altare maggiore è in stile neoclassico, completato nel 1840 da un piccolo tempietto in marmo di Carrara, disegnato da Carlo Fontana, anch’egli originario di Castello.

In controfacciata, la chiesa presenta un organo di manifattura Reina, bottega lariana, databile al 1692. 

Sopra l’organo si trova una vetrata novecentesca da Carlo Forni, con San Martino che dona il proprio mantello al mendicante

La nuova sagrestia, edificata e ornata tra il 1635 e il 1643, è impreziosita da affreschi di Francesco Pagani con Storie dell’Antico Testamento del 1669.